The Fall - Caccia al serial killer: curiosità e influenza della serie ora su Netflix

The Fall ha scritto un pezzo di storia della TV. Ecco come e perché.

di Chiara Poli

Su Netflix è disponibile The Fall - Caccia al serial killer, la serie thriller con Gillian Anderson e Jamie Dornan che ha fatto scuola. Ricordiamo insieme come e perché.

La trama di The Fall


Produzione britannico-irlandese, The Fall è ambientata a Belfast. Una serie di omicidi ai danni di giovani donne in carriera, tutte single, turba la pace della comunità.

Noi conosciamo l’assassino: si tratta di Paul Spector (Jamie Dornan, in seguito divenuto celebre per la trilogia cinematografica di 50 sfumature di grigio), uomo dalla doppia vita che ha una famiglia e un lavoro come terapista e che si trasforma nello spietato serial killer di donne quando nessuno lo vede.

La polizia locale brancola nel buio, così viene chiamata in supporto la detective Stella Gibson (Gillian Anderson, la Dana Scully di X-Files, premiata con un Emmy e un Golden Globe anche per The Crown).

Stella inizia a delineare un profilo per stanare l’assassino e finisce per instaurare una battaglia psicologica - e non solo - con Paul, il suo nemico diretto…

Un approccio innovativo al genere


Il thriller investigativo in TV tradizionalmente pone l’attenzione sugli investigatori. Dozzine di ottime serie TV, incluse le produzioni britanniche come Happy Valley, Broadchurch, McDonald’s & Dodds, Vera e tante altre, costruiscono l’attenzione dello spettatore attorno alla figura del poliziotto o detective di turno.

The Fall parte dall’assunto opposto: non seguiamo la storia di una detective chiamata a stanare un assassino, conosciamo da subito anche l’assassino.

Il punto di vista è quindi duplice, originale e la firma di Allan Cubitt - il creatore della serie che non a caso viene proprio dal mondo delle produzioni investigative britanniche, da Prime Suspect a Murpy’s Law passando per il film TV Il mastino dei Baskerville - lascia un’impronta indelebile nella storia del piccolo schermo.

Prodotta in 3 stagioni, realizzate e trasmesse fra il 2013 e il 2016, The Fall - Caccia al serial killer è arrivata in Italia nel dicembre del 2014 su Sky Atlantic e poi su Rai4, conquistando subito anche il pubblico italiano.

I punti di forza, oltre al ribaltamento del punto di vista a cui siamo abituati come spettatori, sono le due strepitose interpretazioni dei protagonisti, che si sfidano in un gioco al gatto e al topo che tiene incollati allo schermo.

Aggiungete l’atmosfera cupa e inquietante, la fotografia curatissima che riesce a delineare la profondità della notte e dell’oscurità, l’approfondimento psicologico condotto sia sul personaggio del serial killer sia su quello della donna che gli dà la caccia e avrete il quadro della situazione: se non l’avete vista, The Fall è certamente una serie da recuperare.

Le sceneggiature sono quasi perfette e i dialoghi lasciano il segno. Il protagonista indiscusso è Paul, perché conosciamo prima lui e veniamo invitati a seguirlo nel suo mondo di cieca violenza, un mondo nascosto alla vista di tutti, perfino delle persone che gli sono più vicine. Il che, ovviamente, ci fa capire quanto sia difficile da catturare questo omicida. Una vera e propria sfida per l’esperta detective chiamata a fermarlo.

Un thriller d’autore


All’epoca dell’arrivo in Italia, analizzando la serie, l’avevo definita un thriller d’autore. A distanza di tanti anni, pur riconoscendo l’inevitabile calo di tensione col passare degli episodi, in particolare nella terza e ultima stagione, non ho cambiato opinione.

Probabilmente la formula perfetta sarebbe stata quella di una miniserie in 10 episodi, anziché la declinazione nei 17 realizzati in totale, senza contare che il tempo trascorso fra una stagione e l’altra. Se l’episodio pilota (in patria) è andato in onda nel maggio del 2013, la seconda season premiere è stata spostata al novembre del 2014 e per la terza ci sono voluti più di due anni, fino al dicembre del 2016.

Se si fosse realizzata una miniserie, la tensione non sarebbe mai calata, così come l’attenzione e l’interesse del pubblico. Ma col senno di poi, si sa, è sempre tutto molto facile.

Nonostante l’inevitabile calo dalla prima alla terza stagione, dicevo, The Fall resta un prodotto non solo molto valido, ma anche meritevole di aver influenzato le produzioni successive.

La tensione psicologica - ma anche fisica - creata fra Stella e Paul, ovvero la guardia e il ladro parafrasando uno dei giochi più vecchi del mondo, ci spinge a seguire ogni episodio senza perderci un dettaglio.

E i dettagli hanno fatto la differenza.

La scelta delle location, per esempio: i suggestivi paesaggi irlandesi sono determinanti, così come la cura maniacale di ogni aspetto, inclusi i titoli degli episodi - tutti versi prelevati dal Paradiso perduto di John Milton.

Jamie Dornan, nato proprio a Belfast e arrivato ai provini per il ruolo di un agente di polizia, ha immediatamente colpito i responsabili del casting con quel suo sguardo magnetico, poi sfruttato - a mio parere in modo popolare ma alla fine improduttivo per la carriera - dalla sua scelta per il ruolo da protagonista della trilogia di 50 sfumature (che non giudico perché non ho visto, così come non ho letto i romanzi).

Fatto sta che il grande talento e il fascino in qualche modo irrequieto messo in scena da Dornan in The Fall, dopo la trilogia con l’eccezione di Belfast e la serie Il turista non ha più trovato spazio in produzioni degne di grande attenzione. Come avrebbe invece meritato scegliendo con maggior cura i propri ruoli.

The Fall: qualche curiosità sulla serie


Interessante invece segnalare come Jamie Dornan abbia raccontato di aver studiato la performance di Michael C. Hall in Dexter per prepararsi al ruolo.

Ma non solo: ha anche ammesso, dicendo di non esserne affatto fiero, di aver provato a seguire una donna per entrare nel mondo di Paul. Ha seguito una donna da quando è scesa dal treno attraverso alcune strade, cosa che gli ha permesso di provare le emozioni per lui negative e invece eccitanti per Paul, il suo personaggio. Entrando nei panni del killer anche grazie a questa esperienza.

Dal canto suo, Gillian Anderson - che al contrario di Dornan non ha sbagliato la scelta di un solo ruolo in tutta la sua carriera  - ha raccontato che fra ogni personaggi interpretato al cinema o in TV quello di Stella Gibson resta il suo preferito. Perfino più di Dana Scully.

Astuta e metodica, la detective Stella Gibson emana una naturale sensualità, che l’attrice ha costruito come parte della complessa psicologia del personaggio.

Gillian Anderson ha ritrovato sul set l’attore John Lynch, già co-star con lei nel film Bleak House del 2005, benché i due non avessero scene condivise nonostante fossero impegnati nei panni di un uomo e una donna che avevano avuto una relazione.

Anche altri due attori si sono ritrovati: Ian McElhinney e Michael McElhatton avevano già lavorato insieme ne Il trono di spade. In Game of Thrones interpretavano infatti Ser Barriston Selmy e Roose Bolton.