True Detective: il poliziesco d’autore sta per tornare, ripercorriamo le prime tre stagioni e scopriamo la quarta
True Detective sta per tornare in TV con la stagione 4, con Jodie Foster. Nell’attesa, ricordiamo la nascita della serie d’autore di Nic Pizzolatto.
Nic Pizzolatto, classe 1975, nato a New Orleans con evidenti - dal cognome - origini italiane prima di dar vita alla serie TV che l’avrebbe reso celebre faceva il Professore di Letteratura all’Università di Chicago. Laureato in Arkansas, nel 2006 aveva pubblicato una raccolta di racconti brevi, per poi passare al suo primo romanzo, Galveston, nel 2010.
Il suo progetto per lo schermo era inteso come un sequel del romanzo, e l’idea era quella di scrivere un film. Mentre stendeva la sceneggiatura, però, si rendeva conto che un solo film non sarebbe bastato. Nacque quindi l’idea di una serie TV.
Pizzolatto però voleva essere sicuro che il progetto non sarebbe passato di scrivania in scrivania mentre cercava uno spazio. Contattò quindi due produttori televisivi che conosceva, inviando loro il romanzo. I due mostrarono interesse, si prodigarono per aiutarlo e gli fecero avere un contratto - era il maggio del 2010 - per lo sviluppo di una serie TV .
Ecco quindi che l’autore iniziò a scrivere le sceneggiature. Ne produsse 6, incluso l’episodio pilota della durata di oltre un’ora e mezza. Alla fine il copione di tutti gli episodi aveva raggiunto le 500 pagine e, contrariamente a quanto accade di norma in TV, furono scritte tutte da una sola persona, Nic Pizzolatto.
HBO mostrò grande interesse per il progetto e siglò un ordine per 8 episodi di True Detective. Sarebbe stata una serie antologica: cast, storia e personaggi diversi per ogni stagione, ma con la stessa caratteristica, ovvero una storia investigativa che coprisse diversi archi temporali.
La detective story più osannata del Nuovo Millennio era nata. Con toni forti, crudi, realistici e con uno sguardo disincantato, lontano da quella patina di fascino che la TV ha regalato a molti dei suoi detective più celebri, True Detective riprende il genere principe in TV, l’investigativo, e ne riscrive le regole.
Con 22 nomination agli Emmy Awards (e 5 trasformate in premio) e con 4 candidature ai Golden Globes, di cui 2 per i 2 co-protagonisti della prima stagione,
La prima stagione di True Detective, datata 2014, ha riscritto le regole del genere facendo parlare di “poliziesco d’autore”.
True Detective - Stagione 1
Louisiana, 1995. I detective della sezione omicidi Rustin “Rust” Cohle (Matthew McConaughey, Dallas Buyers Club, Interstellar) e Martin “Marty” Hart (Woody Harrelson, Now You See me, Hunger Games) indagano sull’omicidio della prostituta Dora Lange. Un omicidio sconvolgente, apparentemente rituale, qualcosa che nessuno dei due - e nessuno dei loro colleghi - aveva mai visto prima.
2012. Ben diciassette anni dopo l’indagine, Rust e Marty vengono chiamati a ripercorrere le indagini, insieme ad altri casi rimasti irrisolti.
Il caso Dora Lange ha profondamente influenzato le vite di entrambi i detective. Fra matrimoni minacciati dall’infedeltà, - come nel caso di Marty, sposato con Maggie (Michelle Monaghan, Un amore di testimone) - e profonde crisi personali, True Detective ci racconta come l’orrore del lavoro finisca per avere effetti devastanti sulla vita privata dei poliziotti.
Fra religione, filosofia, crisi personali e nuovi approcci al lavoro e alla vita, la prima stagione di True Detective ci regala uno spaccato inedito sulle conseguenze psicologiche del mestiere più duro del mondo.
Relazionandosi con le menti più contorte in circolazione, mentre cercano di catturarle, i detective finiscono per mettere in discussione ogni singola convinzione che si erano costruiti negli anni precedenti. Anche sul campo.
Matthew McConaughey, magrissimo - reduce dal film Dallas Buyers Club in cui interpretava un uomo affetto da AIDS in lotta contro tutto e tutti per ottenere le cure necessarie, film che gli regala un Oscar come migliore attore - e imbruttito dal trucco sveste di nuovo gli abituali panni da sex symbol e ci regala una performance straordinaria, esattamente come Woody Harrelson, con il quale si crea un’alchimia quasi magica sul set.
Entrambi i protagonisti della prima stagione di True Detective vengono candidati come migliori attori sia agli Emmy che ai Golden Globes. Non vinceranno, ma lasceranno per sempre il segno nella nuova TV d’autore, conquistando perfino i critici più scettici.
True Detective - Stagione 2
Noi del settore ci siamo chiesti spesso quale fosse il problema di questa seconda stagione di True Detective. Sicuramente il cast non all’altezza del precedente, per quanto Rachel McAdams, Kelly Reilly, Taylor Kitsch e Vince Vaughn ci abbiamo regalato ottime performance. Meno impressionante forse quella di Colin Farrell, sebbene molto buona, dato che nel 2015 l’attore era ancora piuttosto lontano dal dimostrare le doti recitative che avrebbe esibito nel recente Gli spiriti dell’isola.
Ma il problema era il confronto. La trama della stagione 2 non aveva il fascino irripetibile della prima, e certamente la scelta di incentrare la narrazione attorno al tema della corruzione e della politica ha messo i detective su un altro piano rispetto a quello di Hart e Cohle.
California. Nella immaginaria cittadina di Vinci, l’agente della stradale (i CHiPs della California) Paul Woodrugh (Taylor Kitsch, Friday Night Lights), veterano di guerra, scopre il cadavere di Ben Caspere, il corrotto amministratore della città. L’indagine finisce per coinvolgere tre diversi dipartimenti di polizia. A Woodrugh si affiancano infatti il detective Ray Velcoro (Colin Farrell, S.W.A.T.) di Vinci, il sergente Antigone “Ani” Bezzerides (Rachel McAdams, Le pagine della nostra vita) della Divisione Criminale della contea di Ventura.
Ma anche il celebre Frank Semyon (Vince Vaughn, 2 single a nozze), ex criminale dalla lunga carriera, ha perso molti soldi con la morte di Caspere - aveva investito in un progetto con lui - e inizia a indagare sul suo omicidio insieme alla moglie Jordan (Kelly Reilly, Yellowstone).
Come anticipato - vuoi per la storia meno appassionante, vuoi per l’assenza di due grandi star come Harrelson e McConaughey - questa seconda stagione ha avuto un’accoglienza freddina da parte della critica e altalenante da parte del pubblico. La qualità nella scrittura indubbiamente c’era, così come una grande attenzione per ogni aspetto produttivo. Ma il mordente, quello scavare a fondo nella psicologia dei personaggi della prima stagione, qui è venuto a mancare. Impossibile impedire agli spettatori di fare il confronto con il brillante debutto.
True Detective - Stagione 3
Con il terzo ciclo, sempre di 8 episodi, True Detective torna a splendere. Il merito si deve anche alla straordinaria interpretazione del protagonista, Mahershala Ali (che oggi vanta ben 2 Oscar, per Moonlight e Green Book) nominato agli Emmy per il ruolo del detective Wayne Hays, veterano del Vietnam. Ad affiancare Hayes c’è il collega, il detective Roland West (Stephen Dorff, Blade).
L’arco temporale della narrazione stavolta si divide in tre: viaggiamo avanti e indietro nel tempo fra il 1980, il 1990 e il 2015. Siamo in Arkansas, sull’altopiano di Ozark. Hays e West vengono chiamati a indagare sulla scomparsa di due fratellini, che sembrano essere svaniti nel nulla senza aver lasciato traccia.
Grazie alla sua esperienza di veterano, che gli ha permesso di affinare la tecniche della ricerca di tracce, Hays s’impegna al massimo per ritrovare i due bambini. Per lui diventa una questione personale, e non a caso - come scopriremo nell’esplorazione dei diversi archi temporali della narrazione - il caso finisce per intrecciarsi alla sua vita privata, così come accade, in parte, anche con il collega West.
True Detective è tornata alle origini: due detective le cui vite personali finiscono per essere influenzate in modo indelebile dal caso a cui lavorano.
Nic Pizzolatto debutta anche dietro la macchina da presa, alla regia, mentre porta avanti una storia che riprende quell’approfondimento psicologico che aveva fatto la fortuna della prima stagione, unita naturalmente alla bravura degli interpreti.
Pubblico e critica tornano ad acclamare True Detective e tutti sono contenti del risultato. In particolare Mahershala Ali, che ottiene svariate candidature a premi più o meno importanti per la sua interpretazione.
Confermata per la produzione nel 2017, questa terza stagione vede la luce nel 2019, anno in cui arriva in TV.
Stagione 4 - True Detective: Night Country
Grazie al successo della stagione 3, True Detective viene rinnovata per un quarto ciclo di episodi, ma una serie di problemi ritardano la realizzazione e poi arriva la pandemia e tutto si ferma.
Ma la conferma di Jodie Foster, anche lei con 2 Oscar all’attivo (uno per Il silenzio degli innocenti e uno per Sotto accusa), arriva a tranquillizzare il pubblico: la stagione si farà, Jodie Foster ci sarà e nonostante il passare degli anni True Detective non perderà il suo smalto.
Ambientata in Alaska, la nuova stagione - già girata e pronta ad andare in onda su HBO (e in Italia su SKY) a gennaio 2024 - segue le indagini delle detective Liz Denvers (Foster) e Evangeline Navarro (Kali Reis) sulla scomparsa di 6 uomini da una stazione di ricerca.
Siamo nel pieno della notte invernale infinita, la stessa che aveva ispirato il film 30 giorni di buio, ambientato anch'esso in Alaska.
Durante le indagini sul destino dell'intera squadra della Tsalal Arctic Research Station, svanita, Danvers e Navarro dovranno affrontare le loro paure mentre si preparano a scoprire dei segreti provenienti dal passato.
Per la prima volta, True Detective - che alla stagione 4 ha assegnato il titolo True Detective: Night Country - non è stata scritta da Nic Pizzolatto. A firmare le sceneggiature è Issa López (Tigers Are Not Afraid).
Con il budget stratosferico di 60 milioni di dollari per 8 episodi, la stagione 4 di True Detective è stata girata in Islanda.
Debutterà su HBO il 14 gennaio 2024 e da noi sempre a gennaio su Sky Atlantic.