Le stagioni dello streaming e l'eterna primavera dell'Home Video
Niente come il fisico può garantire la disponibilità dell'amato spettacolo, senza dover dipendere dalle scelte altrui
Collezionare film e serie televisive sotto forma “liquida”, ovvero l'acquisto di titoli da visionare direttamente in streaming è certamente una soluzione comodissima per avere accesso pressoché immediato ovunque ci si trovi alla propria personalissima library. Al netto di differenze tecnicamente anche abissali per video e audio dove il segnale dalle piattaforme non può essere ottimizzato come su disco fisico, la vera domanda che bisognerebbe porsi è la seguente: comprare un film digitale significa possederlo realmente per sempre? Per niente, perché spendere soldi in tal senso non equivale a possederlo concretamente ma acquistare una "licenza d'uso": chi propone quel prodotto a sua volta non lo possiede (eccetto quando prodotto dalla stessa piattaforma), e non deve certo scusarsi se offre un servizio con data di scadenza, peraltro sconosciuta.
L'acquisto liquido comporta proprio tale condizione: chi ha ricevuto i vostri soldi vi può garantire l'usufrutto per “un periodo di tempo”, poi un bel giorno vi torna la voglia di rivedervi la prima stagione di The Black List ma sulla piattaforma dove l'avete comprato non c'è più, e non potete farci proprio nulla. Peggio va se si dovesse scoprire che la medesima stagione è finita su un'altra piattaforma streaming per cui occorre rimettere mano al portafogli, per non parlare di serie di lunga durata proprio come questa, con stagioni sparse tra vari servizi dove occorre attivare più abbonamenti. Certamente anche gli editori di dischi fisici perdono i diritti di distribuzione, ma nessuno andrà mai a chiedere a chi li ha acquistati di restituirli.
Nessun titolo è al sicuro solo in streaming
Prendiamo a esempio quanto accaduto al trentanovenne Will Wells, di Columbus, nello stato nordamericano dell'Ohio. A dicembre 2022, pochi giorni dopo che Warner Media aveva annunciato che avrebbe ritirato la serie Westworld dal servizio di streaming “Max”, ha ripreso a collezionare Blu-ray. Will è sempre stato un appassionato, ma l'acquisto di film su disco ha iniziato a sembrare inutile quando erano facilmente disponibili in digitale. Il fatto però che Westworld fosse stato cancellato per cessata licenza gli ha aperto gli occhi come non era accaduto con la scomparsa di altri titoli. "È stata una sorta di campanello d'allarme", ha affermato. Westworld era buono - "almeno per due stagioni, forse" - ma più importante era ciò che rappresentava la sua rimozione.
Se questo era potuto accadere a uno show di relativo successo con un profondo fandom, è possibile che nessun film o show televisivo fosse al sicuro. Come poteva assicurarsi di avere accesso a produzioni artistiche di cui non poteva fare a meno? Creando una raccolta di dischi tra DVD e Blu-ray per avere sempre tutto disponibile, senza dover dipendere da nessuno.
Dopo lo sciopero il rischio di tagli ai cataloghi
Del resto la fusione Discovery-Warner Bros. ha sollevato una serie di problemi di licenza. La piattaforma Max ha perso oltre 80 titoli: oltre al suddetto Westworld si è dovuto dire addio a serie come Mythbusters, Minx e Legendary, anche da parte di chi questi titoli li aveva “acquistati”. Spesso si tratta di opere che si ritrovano disponibili altrove, anche in misura più o meno gratuita, ma resta un preoccupante dato di fatto: aver acquistato un determinato film, telefilm o qualsiasi altro spettacolo da una piattaforma Video On Demand non significa che sarà disponibile per sempre.
Ulteriore deriva in tal senso ha preso forma in seguito agli scioperi a Hollywood e alla risoluzione contrattuale giunta di recente, siglando un accordo per il pagamento dei diritti residuali ad attori e sceneggiatori per produzioni nel circuito delle piattaforme VOD: emolumenti riconosciuti fin tanto che le stesse continuano a essere presenti in piattaforma. Per diretta conseguenza le aziende stanno tagliando diversi spettacoli e film dai servizi di streaming per evitare di riconoscere altri soldi alle maestranze. Una reazione a catena che nell'immediato futuro rischia di provocare un vero e proprio tsunami di cancellazioni dai server, a scapito degli utenti finali e di coloro che hanno pagato la licenza.
Licenza liquida vs disco fisico
Una sempre più netta contrapposizione tra le molteplici stagioni di una produzione sotto forma liquida e la primavera infinita se acquistata su disco fisico. Con il fisico, a patto di trattarlo con le dovute maniere, la longevità e il relativo accesso al programma in esso contenuto è notevolmente superiore. Al netto di materiali difettati all'origine, il disco fisico segue lifetime il proprietario, tramandando un patrimonio culturale. Di recente lo stesso maestro Guillermo del Toro ha platealmente ringraziato coloro che acquistano copie fisiche in quanto “contribuiscono a preservare la storia del cinema”.
Del Toro, facendo eco ai sentimenti di un altro gigante del cinema moderno come Christopher Nolan, ha condiviso il proprio pensiero su X, sottolineando la responsabilità associata al possesso di copie fisiche. Il regista messicano ha così scritto: "I supporti fisici sono quasi un livello di responsabilità da Fahrenheit 451", sottolineando il ruolo degli appassionati di cinema come custodi di tali forme d'arte. Del resto lo stesso maestro Nolan ha affermato al Washington Post: "C'è il rischio, al giorno d'oggi, che se le cose esistono solo nella versione streaming vadano perdute, o che vadano e vengano".
La sicurezza del disco fisico
A tutto questo si aggiungano le strette commerciali attuate da numerosi player VOD a mercato, che hanno aumentato le tariffe di abbonamento mensile (con quote a salire in funzione della qualità video + audio), dove però per disporre di un segnale concretamente decente in 4K con traccia Dolby ATMOS (certo non di pari consistenza rispetto a un Blu-ray) senza fibra ottica è pressoché impossibile. Se poi si avesse il desiderio di gustarsi al top della qualità il programma preferito mentre la rete è saturata dai segnali delle partite di calcio, beh, buona fortuna con un flusso dati ancor più compresso e deperito.
L'abbandono del supporto fisico è iniziato con il fiorire delle piattaforme streaming, ma per quanto detto sono sempre più coloro che rispolverano il lettore DVD/Blu-ray in soffitta o che l'hanno ripreso, magari usato, mettendosi in casa film e serie a cui proprio non possono rinunciare. Sono sempre tante le offerte a prezzi molto interessanti sia per uscite nuove che per titoli in usato, senza eccedere in spese folli (collezionismo “pesante” a parte). Per contro al giorno d'oggi mettere insieme fisicamente qualche serie televisiva piuttosto longeva può diventare molto complicato.
Download italiano
Per l'Italia l'accesso al titolo resta principalmente appannaggio della connessione alla rete, entrando nella propria raccolta di opere acquistate tramite qualsiasi dispositivo mobile o computer, usando l'account personale. Il download per Prime Video è per esempio consentito, (stessa cosa per esempio Apple Tv+), potendo scegliere la qualità del segnale video e quindi il volume dati relativo che si va a generare sul supporto locale. Ciò per consentire la fruizione senza rete del programma.
Per esempio per un film di circa 90' minuti a risoluzione video SD (immagine sotto), il file scaricato cuba poco meno di 6 Gigabyte (anche meno dello spazio occupato su un DVD) scegliendo l'opzione di qualità massima tra le 4 proposte (Risparmio dati, Buona, Superiore, Ottima). La codifica video dovrebbe essere H.264/H.265 (superiore all'MPEG-2 del DVD), l'audio al massimo un multicanale Dolby Digital piuttosto compresso. Le dimensioni file raddoppierebbero in HD (quindi molto meno di un Blu-ray). Attenzione però: anche nel caso di download per visione offline l'opzione resta valida solo se si mantiene l'abbonamento, senza il quale si perdono gli acquisti effettuati.
Frammentazione seriale
Tornando proprio all'esempio di The Blacklist (ma lista sarebbe lunga, non ultimo per esempio The Walking Dead), non tutte le 10 stagioni sono disponibili in Blu-ray nel nostro Paese. Diverse si possono prendere a pochi euro in usato, ma soprattutto le più recenti da noi non sono state pubblicate, mettendo così l'appassionato davanti a scelte difficili: costretto a rinunciare, oppure tentare il recupero all'estero dove probabilmente il prodotto è privo di traccia italiana e occorre conoscere almeno l'inglese.
Sempre che non si decida di passare al “lato oscuro”, sentendosi in tal senso più legittimati a rivolgersi ai circuiti pirata, con conseguente perdita di introiti per l'industria.